La Brand Style Guide è un documento che racchiude il Visual Design del tuo brand. Può essere, come per la risorsa che troverai alla fine di questo articolo, una fonte che sintetizza i principali elementi grafici della tua attività; per le aziende spesso questa risorsa assume le dimensioni di un vero e proprio “libro” che racchiude tutta la storia visuale del brand.
Perché avere una Brand Style Guide
I vantaggi di avere una Brand Style Guide sono molteplici, sintetizzando:
- ordine e chiarezza: tutto è racchiuso in un’unica risorsa;
- è una fonte che è utile consegnare a tutti coloro che seguiranno la comunicazione del brand: che sia un graphic designer, un web designer o un social media manager, ognuna di queste figure rispetterà le linee guida contenute nel documento.
Come si crea una Brand Style Guide
Online esistono tonnellate di Brand Style Guide: alcune più dettagliate di quella che ti propongo, altre più complesse (al punto tale da diventare, come scrivevo, dei veri e propri libri). Di norma gli elementi contenuti sono i seguenti:
- Logo;
- Logo secondario;
- Palette colori;
- Font (titoli e paragrafi);
- Reference fotografiche.
1. Logo
Sintetizza graficamente il brand. Non mi dilungo oltre ma se vuoi approfondire ho scritto un post + video poco tempo fa: Logo Design: partiamo dalle basi.
2. Logo secondario
Riprende ed enfatizza i tratti più importanti del logo primario. Non è obbligatorio prevederlo, ma è una manna dal cielo in tutte quelle situazioni in cui il logo principale mal si adatta per alcune piattaforme: pensa ad esempio a un logo che si sviluppa in orizzontale e che generalmente tende a svanire e a essere poco visibile in un’immagine di profilo su Facebook o su Instagram. Se pensi quindi a un logo secondario che si sviluppi all’interno di un quadrato (o un cerchio), questo sarà chiaro e ben visibile come immagine di profilo. Provare per credere!
3. Palette colori
Potrei scrivere di colori e di palette colori per ore, ma non è questo il post.
Sintetizzando, è fondamentale sapere che ogni colore ha un significato: fai una ricerca dei competitor per scoprire con quali colori si raccontano. Ad esempio, hai mai notato che studi dentistici o aziende che operano nel settore medicale scelgono di farsi rappresentare nei colori del verde acqua e dell’azzurro? Questo perché sono entrambi colori che trasmettono tranquillità: proprio ciò che cerca chi deve sottoporsi a delle visite dal dentista o dal dottore. 😉
Consiglio pratico: non riempire la tua palette di mille colori, perché più ne aggiungi, più farai fatica a gestirli nella tua comunicazione.
Un ulteriore suggerimento è quello di scegliere un colore che rappresenti la tua attività, per poi giocare con le tonalità.
Prendendo ad esempio la mia palette, oltre al bianco e al nero (che sono colori neutri che non considero mai nella palette), ho scelto un unico colore – l’azzurro – con cui ho poi giocato di tonalità. L’effetto finale è molto sobrio ed elegante.
4. Font
Vale la stessa regola della palette colori: meno è meglio. Ora, prima di continuare, occorre che tu comprenda la differenza tra font family (o typeface) e font:
- font family: raggruppa una famiglia di font;
- font: è un carattere che fa parte di una famiglia, e ha precise caratteristiche.
Se prendiamo come esempio l’immagine sotto, Brandon Grotesque è una font family, che al suo interno racchiude 12 tipi di font diversi, che possono variare per dimensione (thin, light, medium, etc) o per stile (corsivo o meno).
Come scegliere quindi i font più adatti per un brand?
Font per i titoli + font per i paragrafi
È il metodo più utilizzato: scegli un font per i titoli e un altro per i paragrafi, da due font family diverse. Ti sconsiglio di scegliere due font dello stesso tipo (entrambe serif/graziati o entrambe sans serif/bastoni): a me piace moltissimo usare un font graziato per i titoli e un font bastoni per i paragrafi, in questo modo sono certa di non compromettere la leggibilità dei contenuti, soprattutto online.
Font della stessa font family
Ultimamente sto sperimentando questo metodo: usare font di un’unica font family. Premesso che la font family in questione deve essere varia di font (altrimenti diventa limitante), il risultato è estremamente pulito e minimale. Non è adatto a tutti i brand, ma è una scelta vincente per tutti quei brand che lavorano molto con le immagini e hanno la necessità di mantenere il resto della loro comunicazione essenziale.
5. Referenze fotografiche
Le referenze fotografiche riguardano il tipo di foto (o illustrazioni) attraverso il quale un brand promuove i propri prodotti e/o servizi. Gli aspetti da tenere in considerazione sono:
- composizione;
- correzioni e regolazioni in post produzione;
- eventuali elementi grafici da includere nella fotografia (font, linee e/o forme).
Composizione
Esaminiamo due brand: entrambi realizzano scarpe, il primo è italiano, l’altro francese.
Paola d’Arcano realizza scarpe dall’allure sofisticata: scorrendo il loro feed di Instagram ritroviamo infatti ricercatezza, classe ed eleganza. Le foto seguono una palette colori ben precisa (che viene delineata o shooting per shooting o stagionalmente: autunno/inverno e primavera/estate): è sempre molto forte l’uso dei toni dell’ocra, marrone, rosa antico. La composizione predominante è lo still life di prodotto, più raramente prevede veri e propri shooting con la partecipazione di modelle. In generale non si fa uso del flash (le ombre sono sempre leggere e sfumate), il che contribuisce a dare alle foto un tono neutro, poco contrastato, essenziale.
Patricia Blanchet produce scarpe “sublimi”: consiglio di approfondire la comunicazione di questo brand, perché è davvero spettacolare e altamente creativa. Ha da poco subìto un profondo restyling sia per quanto riguarda la parte visual che di sito web.
Cosa salta all’occhio analizzando Patricia Blanchet rispetto a Paola d’Arcano? Ogni foto ha una palette colori che si discosta da quella del brand, ma è sempre contrastata, quasi a voler imporsi sul resto dei contenuti visuali del nostro feed. Gioca e non teme l’uso del flash che enfatizza e stacca il prodotto dal resto della composizione. Qui lo still life regna sovrano e ogni foto è un racconto, una storia, un’esperienza a se stante. Tutte le fotografie rispecchiano sia la vision del brand che il prodotto: ironia, forza e tanti, tantissimi glitter.
Post produzione
La post produzione riguarda le correzioni e le regolazioni che vogliamo dare a una fotografia tramite uno o più software dedicati (tra tutti Lightroom). Potrei scrivere per ore sull’argomento, ma di nuovo, non è questo il post. Ci tengo però a sottolineare che la parte fotografica che comunica un brand è fondamentale e che, anche se dispendioso, affidarsi a un fotografo professionista ripaga sempre dell’investimento intrapreso. So che la mia è una voce fuori dal coro, in questo mondo che ormai ci ha abituati tutti a scattare allo stesso modo (dicono niente i flatlay realizzati con gli smartphone?) e a post-produrre con l’utilizzo di filtri sempre simili tra loro. La mia non vuole essere una critica, ma piuttosto un’esortazione a uscire dal sentiero del già visto a favore di nuovi linguaggi visivi più creativi e soprattutto, più identitari.
Elementi grafici
Esistono elementi grafici (come font, linee, forme) che vanno a integrare la parte fotografica. Se previsti, dobbiamo domandarci come, in quale misura e che ruolo hanno rispetto alla fotografia. Potrebbero avere un ruolo prettamente decorativo, come il caso del brand di gioielli Maymoma:
Oppure volto ad aumentare la brand awareness del marchio (non che Adidas ne abbia bisogno, eh…):
O ancora, avere un ruolo informativo:
Come usare la Brand Style Guide
La Brand Style Guide che ti propongo è in due formati:
- pdf: puoi aprire il file in Illustrator o Photoshop;
- jpeg: puoi importarlo in Canva e iniziare a utilizzarlo subito.
Usa e condividi liberamente questa risorsa gratuita. Se ti va poi di farmi vedere il risultato, scrivimi. Buon lavoro!