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Abbracciare la propria metà oscura

Vita da freelance/ 14 Gennaio 2019

Questo è il racconto del mio ultimo anno e mezzo da freelance. Lo scrivo senza pormi obiettivi, se non quello – molto personale – di buttare fuori tutto il silenzio di quel periodo, dargli una forma, un colore, delle lettere, descriverlo per quello che è, minimizzarlo. Sì, ora ne ho le forze.

“Come mai sei sparita?” è la domanda che mi è stata fatta più spesso in questo anno e mezzo. Ho ridotto la mia presenza sui social network, la scrittura qui, figuriamoci la newsletter: a un certo punto ho persino deciso (da cretina) di mettere offline questo sito.

Intorno a me regnava un rumore mai violento, mai urlato, ma leggero e fastidioso nella sua costanza: di giorno, di notte, lui era sempre lì, intorno e dentro di me.

Sono sparita perché ero annoiata, stanca, alla fine sfinita. Annoiata di come la maggior parte di noi vive e comunica la propria vita online, stanca della comunicazione appiattita, sfinita dalla perdita totale di originalità online. Ho iniziato a farmi un’infinità di domande. Domande alle cui, nella maggior parte dei casi, ho dato risposte sbagliate. 

Così è venuto molto naturale (e comodo) prendermela un po’ con tutti. Per molto tempo i vari feed social mi hanno occhieggiato mentre scorrendoli mi domandavo: ma come può essere che si sia persa completamente la ricerca di una propria originalità? È stata la rete, è stato internet, che ci ha resi così tutti banalmente uguali l’uno all’altro?

Per un po’ ho odiato internet, ho odiato il mio lavoro, ho odiato sentirmi così: sola, incompresa, sbagliata, fuori posto.

È stato così facile chiudermi nel mio studiolo azzurro, accarezzando i miei gatti, ripetendo loro che nessuno mi capiva. Ho alternato momenti in cui volevo far tornare indietro il tempo e fermarlo a quando era bello scrivere un articolo sul sito, ad altri in cui decidevo che avrei chiuso per sempre tutti i miei account social.

Poi è accaduto che, stufa di crogiolarmi nei miei lamenti – grazie a dio – è giunto il momento di (re)agire.

Mi sono ripetuta che, se buona parte di quello che mi circondava online non mi piaceva più, se il mio modo di comunicare non mi rispecchiava più, dovevo trovarne uno nuovo e originale: dovevo trovare un senso profondo per rimanere qui. So che molti alzeranno gli occhi al cielo pensando: quanto la fai lunga, come sei pesante, ma per me Internet è sempre stata una cosa maledettamente seria, prima che divertente: non fosse altro per il fatto che mi ha permesso di avere un lavoro, essere indipendente, pagare un mutuo.

Non è stata una passeggiata. Non mi hanno salvato le frasi motivazionali appese al muro, le coach, i video del Ted, i tarocchi. Fortunati quelli a cui basta questo.

Mi sono salvata da sola.

Sono stati giorni, mesi, in cui per un passo che facevo avanti ne facevo altri tre indietro. Mesi in cui mi è sembrato di procedere a tentoni nel buio. Momenti in cui un’idea che mi sembrava brillante poco dopo veniva appallottolata e gettata con rabbia nel cestino.

Ho spento internet, ho silenziato i social network. Non ho fatto digital detox, non me ne sono andata in un posto sperduto per ritrovare me stessa attraverso lo yoga, per poi raccontarlo qui.

Quello che ho fatto è affacciarmi sul precipizio delle mie paure e aspettare che l’altra metà di me, quella oscura, venisse a galla. Sembrava lì ad aspettarmi. Non è mai facile quando ti devi arrenderle e dirle: ok, ora è il tuo turno, per un po’. A me capita così da che ho ricordi. So per certo che, ciclicamente, lei torna da me e io le devo dare lo spazio che chiede. Sa che la temo, che ho paura di lei, che non voglio guardarla, ascoltarla, confrontarmici. Ma sa anche che non posso fare a meno di lei perché è parte di me, che mi piaccia o meno: è d’altro canto l’unica che riesce a spazzare via la noia, l’unica da cui posso accettare il cambiamento. Sa che ho bisogno di lei, lei che mi disegna i cerchi nello stomaco, mi fa venire da vomitare, mette in discussione tutto e tutti. Sa che la amo, sa che la odio e aspetta che mi decida a cercare nuove armi per combatterla, di nuovo, perché è questo ciò che vuole. Mi sprona, esige, sa di farmi male.

E così è stato. Dopo mesi passati tra battaglie feroci, a sgrovigliare nodi senza capo né coda, l’ho messa a tacere, l’ho sconfitta, di nuovo: è bastato abbracciarla, accettarla.

Non era il mio lavoro a non piacermi più: non mi piaceva più come lo facevo. È bastato cambiare prospettiva per vedere improvvisamente il mio lavoro con occhi nuovi.

Ho capito che non è l’originalità che cercavo ma il suo esatto opposto. L’originalità online è sfuggente, è come la perfezione sui social network: appena qualcuno crea qualcosa di bello, di nuovo, già c’è qualcuno pronto a strappargliela e a portargliela via, come le bestie. Quindi tenetevela la vostra labile, inutile originalità. Un giorno vi accorgerete che oltre al concetto, non c’è rimasto più niente.

Quando sei sicura delle tue decisioni, quando non hai più bisogno di aspettare il consenso di nessuno, quando qualcuno ti dice “io però questa cosa la farei così” e tu rispondi “no, va fatta esattamente così”, allora sai che il peggio è passato. Essere consapevoli delle proprie scelte: giuste, sbagliate, ma certe, tue.

Perché questo post? Non ha morali, non ha insegnamenti da trasmettere, è uno sfogo, una delle tante operazioni di ricerca della leggerezza.

So che da qualche parte, anche tra chi mi legge o vedrà il mio video, c’è chi si è sentito come me o tutt’ora è alle prese con la propria metà di sé oscura. Non scacciarla. Insisto: abbracciala, abbandonatici, lascia che ti faccia del male, che ti trascini nel buio. Fai i conti con te stessə, sosteni il cambiamento, rifuggi la semplicità a favore della complessità. Abbi il coraggio di essere te stessə. Insomma, cresci.

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Ciao, sono Laura Lonighi, Brand & Web designer freelance

Nel mio lavoro disegno la personalità visiva di un marchio e realizzo siti web ed ecommerce. Vivo nelle nebbiose (sigh!) campagne mantovane con il mio compagno e nostri due gatti di nome Brando e Briseide. Se questo articolo ti è piaciuto puoi ricevere i prossimi iscrivendoti alla newsletter che trovi in fondo al sito.

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Commenti

  1. Eliana Scibilia dice

    14/04/2020 alle 10:51 am

    Ciao sono una truccatrice, in uno dei periodi più critici della sua vita, nel pieno delle idee fighe che il giorno dopo butti nel cestino, seduta ad un tavolo cercando di capire se essere una freelance è la cosa migliore, se ne è capace,se è quello che realmente vuole e soprattutto dove vuole arrivare. Mettere in piazza i propri demoni non è mai facile ed è per questo che mi sento di dirti Grazie, perché quello che per te è stato liberatorio a me ha stretto la mano e dato una pacca sulla spalla. Quindi grazie.
    Eliana Scibilia (RM)

    Rispondi
    • Laura Lonighi dice

      14/04/2020 alle 12:51 pm

      Ciao Eliana,
      purtroppo non ho risposte da darti alle tue domande: lo sai solo tu se la scelta di essere freelance è una forzatura o un tuo punto di forza.
      Le uniche cose che mi sento di dirti sono:
      – stiamo vivendo tutti un momento delicato: non colpevolizzarti;
      – anche a me capita spesso di avere delle “grandi idee” che il giorno dopo si rivelano delle cocenti cantonate, ma penso sia così per tutti, è normale. Forse potrebbe esserti utile avere un taccuino su cui segnare tutte le tue idee e cercare di dar loro una forma (sono realizzabili? posso realizzarle da sola o ho bisogno dell’aiuto di qualcuno? questa idea risponde a un bisogno di un determinato target?).
      A volte, l’ispirazione che porta a un’idea, viene dal posto sbagliato. Vedo che fai la make up artist: se segui tutto il mondo make up e beauty è facile sentirsi svuotate e a corto di idee, perché ti sembra già tutto fatto. Il mio consiglio è quello di provare a cercare l’ispirazione da qualche altra parte, da settori che non sono i tuoi, oppure facendo qualcosa di nuovo e creativo.
      In bocca al lupo!

      Rispondi

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