Branding, Vita da freelance

Tutto quello che so sul plagio e l’originalità online

Premessa n°1: questo post è in bozze da 3 anni. Mi rivolta lo stomaco da almeno 5. Un tempo incredibilmente lungo, lo so, tanto quanto la complessità del tema.

Premessa n°2: il testo non è stato volutamente frammentato in più post: alcuni di voi faranno fatica ad arrivare alla fine, ad accettare e a digerire alcuni miei punti di vista. Io stessa ci ho messo anni.
Per aiutarvi a destreggiarvi meglio nel testo, qui trovate il sommario:

Premessa n°3: questo è un personale mettere nero su bianco per cercare di fare chiarezza e, visto i tempi di cui sopra, mettere un punto e liberarmi dell’intera questione. Fatemi da psicologi: non ho la verità in tasca e non c’è nulla di scritto sulla pietra. Ma è sicuramente la mia verità e la mia esperienza.

Oggi vi parlo di plagio, copie online, ispirazione, originalità.

L’atto del copiare

Parto svelandovi un segreto: tutti copiamo. Chi dice il contrario o copia ma non se ne rende conto, o mente. Lo facciamo dagli albori, qualsiasi siano le passioni e il lavoro che decidiamo riempiano la nostra vita.

Nell’Arte

Durante il Rinascimento italiano i bambini dotati nel disegno venivano mandati “a bottega” dai più importanti pittori delle città. Giotto fu allievo di Cimabue, Raffaello del Perugino, Tintoretto del Tiziano.

Esistono correnti pittoriche che si rifanno agli stili dei grandi artisti, come i Leonardeschi, pittori lombardi del XVI secolo, che emulavano lo stile di Leonardo da Vinci.

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Bernardino Luini, Madonna del roseto – Fonte Wikipedia

Come ho già raccontato ho un passato da restauratrice: per assimilare le varie tecniche pittoriche (tempera, olio, foglia d’oro, su tela, su legno) e prima di imparare il rigatino (una tecnica di restauro) gareggiavamo a chi copiava meglio le opere dei grandi artisti.

Nella musica

Nella musica compositori, cantanti e band si sono ispirate tra di loro: i Muse degli esordi con gli album Showbiz e Origin of Symmetry ricordano molto i primi Radiohead. Nei successivi album hanno virato a uno stile più pomposo e spettacolare, arrivando a essere paragonati ai Queen.

Devo farvi una lista di tutte le band che si sono ispirate ai Beatles? Non la farò, perché faccio parte del team dei The Rolling Stones. 😇

Nella moda

La moda! Ah, la moda! Louis Vuitton, stanco delle continue imitazioni, iniziò a schiaffare su tutte le sue borse il suo marchio, il famoso monogramma LV, dando vita a un pattern che ha fatto storia1.

E ancora: Balenciaga ha proposto un modello di borsa che è la copia spudorata di FRAKTA, la shopper da 0,60 € di Ikea (con la sottile differenza che quella di Balenciaga costa più di 1.000 €).

A sinistra la borsa Balenciaga, a destra la shopper Ikea
A sinistra la borsa Balenciaga, a destra la shopper Ikea

Nel web marketing e online

Se penso a Philip Kotler, al Cluetrain Manifesto o alle grandi aziende digital come Facebook o Google, non mi è difficile capire perché buona parte del digital italiano si ispiri a modelli di business americani: le idee arrivano tutte da oltreoceano.

Internet poi ha reso tutto alla portata di tutti: basta prendere una foto o un testo online e caricarli sul nostro sito perché diventino “nostri”. Prevenire, arginare, accorgersi di tali comportamenti è difficilissimo, tant’é che spesso si scopre di essere stati copiati per caso.

La sottile la linea che separa l’ispirazione dal plagio

Per parlare di plagio bisogna che il copiare, oltre a essere ingannevole e quindi fuorviante per il pubblico a cui è rivolta l’opera, carpisca la fiducia del lettore2.

Facciamo un esempio: un cliente chiede la realizzazione di un logo a un graphic designer perché è convinto che il lavoro proposto sia autentico e originale, “cucito addosso alle sue esigenze”. Ma se quel logo è copiato, il cliente preferirà affidarsi a un grafico che lavora con etica. Il problema è che il cliente non può saperlo in anticipo, per questo: celare, nascondere, è il cuore del plagio.

L’ispirazione invece è un processo e una fase lunga e spesso sofferta che, per sua natura, prevede la realizzazione di un’opera e di conseguenza, di una fase successiva, un dopo.
L’ispirazione ha ben poco a che fare con la creatività. È invece un processo che evolve ponendoci infinite domande a cui dobbiamo dare delle risposte.

Ma ora entriamo nel vivo del discorso.

La mia storia

Coming out: ho copiato e sono stata copiata.

Ho copiato

Non immaginate l’atto liberatorio che sto compiendo scrivendolo. La psicologa che non ho mai avuto, ma a cui sono stata a tanto così a causa di tutta questa storia, mi sta dando una gran pacca sulla spalla.
Dicevo, ho copiato convinta dell’originalità del mio scritto, fino a quando l’autrice di quel testo non mi scrisse per dirmi “ehi, non trovi ci siano troppe affinità tra i due testi?”.
Non ricordavo il suo testo originale ed ero convinta dell’originalità del mio: eppure, andando a vedere il suo sito, un po’ qui, un po’ là, alcune di quelle sue frasi finirono nel mio testo. Mi sono scusata e ho cambiato il mio testo (e non vi dico la mortificazione, la vergogna, il senso di colpa e di nuovo “la psicologa che non ho mai avuto, etc”).

Non è capitato solo a me e per questo:

Amici, non siete pazzi: si chiama criptoamnesia

Detta anche “l’errore di Eureka”, si riferisce a un’idea (o un progetto, o qualsiasi altra cosa) che si crede originale, ma che invece proviene da qualcosa di dimenticato, da un inconscio a cui attingiamo nel momento della sua realizzazione3.

Sono stata copiata

La mia intera brand identity è stata copiata da un’agenzia: naming, l’unicorno come pittogramma (che non vedete più da almeno un paio di anni: ecco, ora sapete il perché), addirittura la color palette era molto simile a quella del mio brand. Cercando spiegazioni al telefono con la diretta interessata, la risposta fu: “mica te la sei inventata tu la figura dell’unicorno”. Certo, peccato che accanto a naming e colori incredilmente simili ai miei la questione cambi.

Ma va bene, l’ho superata, ho persino perdonato e anzi: oggi mi sento in colpa per quella telefonata perché diedi di matto. Con il senno di poi non la rifarei (e sì, se tu stai leggendo, questo è il mio modo per chiederti scusa).

Perché è così difficile essere originali ed è così facile copiare gli altri?

Un po’ di idee me le sono fatte (e vorrei ben vedere, in tutti questi anni), vediamo se riesco a esporle in maniera ordinata.

Il fattore branco

Ve le ricordate quelle orribili magliette GURU con il disegno del fiore? Ecco, quando andavo alle superiori non eri nessuno se non ne avevi una. Seguono: ombelico scoperto per le ragazze, zaino Eastpak per i ragazzi. Io ai tempi ero (come adesso) un’introversa asociale, quindi le ho scampate tutte: in compenso ero una metallara dark, e non so cosa sia peggio (le magliette GURU, ovviamente).

Ritornando a noi: da adolescenti ci si veste e ci si atteggia tutti allo stesso modo, pensando di essere originali. È un modo per socializzare, fare amicizia ed entrare a fare parte di un gruppo. Potremmo dire che durante questa fase della vita sia sano copiare. L’imitazione è quindi un atteggiamento tipico dell’adolescenza, quando non si hanno ancora sviluppato gli strumenti essenziali per capire chi siamo e cosa vogliamo. Copiare serve per strutturare quella che sarà la nostra vera identità.

Nel lavoro succede la stessa cosa. Oserei dire che se si è giovani e con poca esperienza, o si è freelance freschi di partita iva, accorgersi improvvisamente di tutto questo tempo trascorso da soli, immersi in una socialità online fatta di influencer e gruppi più o meno definiti, rende la questione, e il desiderio di essere accettati, ancora più spinti.

E infatti, se ritorno indietro con la mente alla mia esperienza, solo una cosa volevo dalla persona che ho copiato: che mi riconoscesse come sua amica, essere accettata.

Il fattore originalità

Mi tocca fare dei distinguo sull’originalità, in quanto persona, designer e freelance. Io vedo:

  • l’originalità legata all’opera creativa: quella che riguarda un’idea, un progetto, un lavoro che dobbiamo portare avanti;
  • l’originalità legata alla comunicazione del sé e quindi al personal branding.

Perché è così difficile essere originali nella realizzazione di un’opera creativa?

Penso che il motivo sia da ritrovarsi nel fatto che la maggior parte delle cose sono già state dipinte, suonate, cucite, scritte, progettate e via discorrendo.

BalenalaB nella sua newsletter sulla creatività scrive che copiare passivamente il lavoro di qualcun altro è dovuto al:

  • non avere idee;
  • essere insicuri delle proprie idee;
  • essere pigri.

Se penso al fenomeno trap, noto vari generi musicali mescolati tra loro in maniera sapiente: il processo di ispirazione ha portato alla realizzazione di uno stile sicuramente nuovo, ma che personalmente mi riesce difficile definire “originale”.

C’è poi da aggiungere che internet ha reso ancora più veloce (e incontrollabile) la contaminazione, e di conseguenza, la copia. Su Instagram @whos____who pubblica le “ispirazioni” nel mondo dell’Arte, @twin_pix fa lo stesso nel Design.

Una cosa un po’ triste che ho letto, ma con cui sono d’accordo, è: se vuoi che la tua opera rimanga originale, non condividerla online. Peccato che in quanto a freelance che lavora prevalentemente online non possa esimermi dal comunicarmi qui.

Il che ci porta alla domanda successiva.

Perché è così difficile essere originali nella comunicazione del proprio personal branding?

Penso che riguardi l’insicurezza, il sentirsi inadeguati con la figura di noi stessi che mostriamo (o vorremmo mostrare) online, il “successo” (immaginatemi virgolettare la parola con le dita) e l’esposizione sui social network.

Essere originali presuppone il fatto di essere spietatamente sinceri con se stessi. È quindi un lavoro che va fatto prima di tutto al nostro interno e solo dopo può essere comunicato all’esterno.

La mancanza di originalità riguarda anche l’ammettere che, professionalmente, abbiamo ancora un bel po’ di strada da fare. E non c’è nulla di male perché ha a che vedere con l’umiltà e la consapevolezza che non si è mai arrivati (per fortuna, fatemi aggiungere).

C’è poi il come appariamo online, l’immagine che vogliamo dare di noi sui social network, il rimanere coerenti con se stessi, anche e soprattutto quando i like, le condivisioni e i commenti sono pochi o addirittura stentano ad arrivare. Demoralizzarsi e di conseguenza guardare all’erba più verde del vicino è una trappola nella quale non dovremmo cadere.

Perché? Perché fomenta l’invidia e la scarsa autostima di sé, ci allontana da chi vorremmo davvero essere, dal nostro tone of voice, dal nostro personal branding e dalle strategie e obbiettivi che abbiamo deciso di perseguire.

Se proprio non ci riesce, in quanto a freelance, possiamo guardare a quel professionista come a un modello, ma vi prego di credermi: è meglio avere mentori che modelli, perché il primo trasmette, il secondo suscita solo mera emulazione.

Come comportarsi se si è copiati

Se scoprite di essere stati copiati la prima cosa è mantenere la calma. È del tutto normale e naturale arrabbiarsi, ma vorrei provare a portarvi oltre: non serve a niente. È una situazione che riguarda solo voi, fa soffrire solo voi e per questo dovreste imparare ad affrontarla, maneggiarla e ridimensionarla.

Se scoprite che qualcuno vi ha copiato online, l’ultima cosa che secondo me va fatta è lanciarsi in proclami (i social chiudeteli proprio!). Negli anni ho perso il conto dei colleghi e professionisti che si sono buttati in vere e proprie cacce all’untore al grido di “mi hanno copiato!”. Lo trovo sbagliato perché:

  • è come prendere tutta la nostra professionalità, appallottolarla, buttarla nel water e tirare l’acqua. Non c’è nulla di più triste nel leggere un professionista stimato e affermato perdersi dietro a questo genere di situazioni da asilo;
  • si innesca una reazione a catena che porta la community del copiato a scagliarsi contro chi ha copiato. E, sarò esagerata, ma la vedo come una forma di cyber bullismo.

Credo sia giusto invece:

  • contattare in privato chi vi ha copiato. Questo presuppone fermezza e tanta tranquillità d’animo. Quell’esercizio di “ridimensionamento della rabbia” di cui scrivevo sopra, deve esservi chiaro, soprattutto quando riceverete come risposta un possibile “ma io non ho copiato”. Qui l’unica soluzione è lasciar cadere l’intera questione. Ci avete provato, avete fatto tutto quello che era nelle vostre possibilità: combattere contro i mulini a vento è inutile e una totale perdita di tempo. Prendere atto che al mondo esistono anche persone disoneste può essere spiazzante e demoralizzante, ma rallegratevene: voi non fate parte di quel mondo. 🙂
  • ringraziate! Avete letto bene: per esperienza, nove volte su dieci si è copiati da persone che vi stimano e che vi prendono a modello. Ho già spiegato quanto secondo me sia sbagliato questo atteggiamento: per questo dovrebbe essere vostro compito cercare di far capire a chi vi copia l’errore che sta commettendo, perché si sta perdendo l’opportunità di essere e comunicare davvero se stesso. Copiare non gli porterà autorevolezza: rafforzerà la vostra4 (sì, perché la gente non è scema e le scopiazzature le nota subito).
  • iniziare a prendere familiarità con il seguente concetto, inizialmente pruriginoso ma poi sfidante: forse la vostra idea non era così originale come credevate. Capita eh, e capita spesso.

Quindi, l’unica lezione che io mi sono portata a casa è: bene, la mia idea non è così originale. Posso, devo, fare ancora meglio. Ci sta, buttiamoci in questa nuova avventura.

L’esortazione che vi faccio è: non abbattetevi, ma spingetevi oltre, per trovare soluzioni ancora migliori e innovative.

Come comportarsi se si copia (e vi scoprono)

Non giriamoci troppo intorno: ammettere l’errore e scusarsi è l’unica cosa matura da fare.

Quello che invece accade dopo può essere più complicato da portare avanti, perché il dopo può demolirvi emotivamente… o almeno così è stato per me.

Ho vissuto un periodo piuttosto lungo in cui il mio unico desiderio è stato quello di voler sparire dai social network e credere di non aver più niente di mio e interessante da scrivere.

La soluzione è cercare di non ingigantire più del dovuto il problema: può capitare di commettere un errore e copiare lo è sicuramente.

Ma la mortificazione, in senso di inadeguatezza, la vergogna che ne conseguono vanno affrontate subito, ridimensionate e rimesse al posto che meritano.

Ho sbagliato, tanto quanto ho sbagliato a raccontarmi poi per anni di non meritare tutto quello che avevo ottenuto, o che io e il mio lavoro non valessimo niente.

Ce ne ho messo di tempo per fare pace con me stessa e chissà: forse un giro dalla psicologa me lo farò comunque prima o poi, per essere sicura di poter finalmente mettere la parola fine a tutta questa storia.

C’è un insegnamento in tutto questo?

Non lo so, le mie personali considerazioni, sempre in evoluzione, sono:

  • essere originali online è complesso e complicato, quasi utopico.
  • tracciare una linea che separa l’ispirazione dalla copia è una faccenda molto personale.
  • trovare un modo unico per comunicare online che sia sano e sostenibile. Se non mi vedete seguire un calendario editoriale, fare stories, pubblicare sui social tutti i giorni: è tutto voluto. Per ora non me la sento di fare più di così e mi aspetto che le persone che mi seguono mi comprendano, perché: questa, semplicemente, sono io.
  • non prendermela se qualcuno mi copia. Non ci credo (più) in chi sostiene che si dovrebbe gioire nell’essere copiati (“vuol dire che stai andando bene, che stai crescendo online!”): preferisco la sincerità che sta nell’ammettere proprio il contrario, ovvero che la mia idea non era poi così originale come pensavo. Segue il basta lagne e il lavorare per fare meglio.

Non so se tutto questo può farvi sentire meglio. Probabilmente no. Non ci sono grandi consolazioni o pacche sulle spalle in questo post, ma solo l’invito a sbattervi ancora di più per diventare dei grandi.

Perché lo siete, solo che a volte avete bisogno di qualcuno che ve lo ricordi.

Infine, se siete arrivati fino a qui non posso che dirvi, con il cuore in mano che, dopo cinque anni, mi sono liberata di un peso che ho vissuto tutti i giorni come una vergogna irrimediabile. Quindi: GRAZIE per avermi letta.

Chiudo con un post pubblicato tanti anni fa da Estella Guerrera di RigheRosse Ecopsicologia e Psicoterapia: riguarda il suo lavoro di psicoterapeuta ma penso che molti punti siano comuni a tante professioni. A me al tempo fece tanto bene.

Per chi lavora con la relazione d’aiuto i social sono un mezzo utile e molto potente. Lo sento, anche, come strumento rischioso, per la tendenza a crearsi un’immagine falsata, rispetto al lavoro di supporto, di cura e terapeutico. Essere di riferimento per le persone che scelgono di lavorare con noi è un passo in certa misura obbligato, se si è online. Ma, se diventa una distorsione di autocompiacimento, puó venir meno il vero obiettivo della relazione d’aiuto. Se una persona mi dice: “Ti seguo su Instagram e vorrei proprio essere come te” da un lato sono contenta, perché sono umana. Ma, dall’altro lato, questa cosa mi turba, perché quello che vorrei davvero è trasmettere il senso di possibilità, per ciascuno, di dire” IO VORREI ESSERE COME ME”. Perchè è questo il vero obiettivo di chi lavora con gli strumenti della psicologia, del counseling, del supporto: non è fare post ispirati, non è fermarsi al personal branding, non è ricevere identificazioni proiettive, nè che le persone ci ammirino per quello che facciamo, bensí che le persone SI AMMIRINO per quello che fanno, perché resistono ogni giorno, perché sono delle pioniere e portavoce del PROPRIO modo di essere nel mondo.5

Copiare online | Web designer freelance Milano e online, Yunikon Design di Laura Lonighi

Fonti

1. Critica portatile al Visual Design di Riccardo Falcinelli

2. Il caso di “Prendi questa mano zingara”: furto… o amore? di Andrea Petretto

3. Per approfondire il tema della criptoamnesia puoi leggere questo, quest’altro, e lo tocca marginalmente ma è super interessante comunque, anche questo.

4. da un intervento del Visual Storytelling Days 2017: Branding e Visual Identity di Carlotta Silvestrini

5. Vorrei essere come ME di Estella Guerrera

6 commenti su “Tutto quello che so sul plagio e l’originalità online”

  1. Nelle tue parole traspare con grande chiarezza qualcosa di importante, che a me è arrivato come fa la brezza marina con la pelle: tu hai una tua identità e riesci a disegnare te stessa in tutto ciò che fai.

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  2. Sono davvero tante riflessioni insieme. Grazie che hai pubblicato il post, fa meditare e prendere consapevolezza. Lo hai fatto in modo chirurgico e completo e ti ringrazio di nuovo perché sono riuscita a trovare le parole che ho nel cuore.

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