Giovedì sera, sconfortata dal solito giro serale sui social – nell’ordine, Facebook, Instagram, Twitter – ho gettato un ricordo malinconico su quest’ultimo:
Ma voi vi ricordate quando tutti avevano un blog e il massimo della socialità era rispondere ai blog post? Dio che magone.
— Laura Lonighi (@lauau) January 20, 2022
Il blog è morto? È davvero come leggo un po’ ovunque, i giovani non leggono, preferiscono i video alla scrittura, e per questo i blog rimangono gli ultimi baluardi online per chi ha voglia di complessità e approfondimenti?
Io non so come sia davvero (sarebbe bello poter girare la domanda a qualche giovane), ma mi sembra una generalizzazione in cui cade, sbagliando, la mia generazione e quelle precedenti alla mia.
Digressione a parte, in questo post voglio elencare perché secondo me, nel 2022, ha ancora senso avere e portare avanti un blog se sei un freelance. Se ti va di raccontarmi la tua opinione in fondo al post trovi la possibilità di commentare: una cosa che suona molto vintage e naive scritta al giorno d’oggi, ma insomma se lo fai leggo volentieri il tuo pensiero.
1. Perché il blog non è morto: un blog ti permette di raccontare quello che fai, ma soprattutto come lo fai
Un blog ti permette di condividere il processo creativo e metodologico che sta dietro al tuo lavoro. È vero, per quello c’è il Portfolio, ma non basta mostrare, spesso può risultare interessante condividere liberamente quali erano le aspettative iniziali di fronte a un nuovo progetto, e come si è arrivati al lavoro finito e consegnato al cliente. Penso che sia anche un modo intelligente per far arrivare a noi il nostro cliente ideale, lo stesso che ha valori uguali o vicini ai nostri.
Condividendo questi dettagli è più facile trasmettere il cuore e l’esperienza che sta dietro il nostro lavoro.
2. Puoi connetterti con il tuo cliente ideale in un modo più profondo
Il blog ti consente di entrare in contatto con il tuo cliente ideale in un modo più profondo. Attraverso i post del blog, puoi adottare un approccio più umano alla tua comunicazione. Puoi soprattutto permetterti un livello di profondità, nei contenuti che proponi, che è difficile raggiungere sui social network (probabilmente perché sono cresciuta più scrivendo che parlando). Attraverso il blog, puoi confrontarti direttamente con il tuo cliente ideale e, quindi, creare una connessione attraverso la tua scrittura.
È inoltre lo strumento perfetto per far conoscere te e il tuo lavoro se sei un introverso (presente!): con il blog non c’è bisogno di mostrarsi o apparire. “Basta” scrivere.
3. Perché il blog non è morto: ti permette di vendere i tuoi servizi
Anche se il tuo sito web ha una sezione dedicata a illustrare i tuoi servizi, il blog può aiutarti a raccontare ulteriormente i tuoi prodotti e/o servizi. Usa il tuo blog come strumento di marketing per raccontare in che modo i tuoi servizi possono aiutare il tuo cliente ideale, quali vantaggi porta il tuo lavoro, o per parlare delle esperienze dei clienti passati con i tuoi servizi.
Dici che per queste cose c’è Instagram? E allora io ti chiedo: ma perché regalare i tuoi sudati contenuti a una piattaforma che non è tua e che può fare quello che vuole con i tuoi follower e/o il tuo account (anche chiuderlo da un giorno all’altro senza un motivo)? Oh, poi ognuno fa quello che vuole…
4. Perché il blog non è morto: aumento del traffico organico del sito
Scrivere regolarmente sul blog, mantiene il sito fresco e spumeggiante, cosa che a Google piace molto. Certo, i risultati non sono immediati come magari sui social network (che poi, anche lì, è da vedere), occorre avere pazienza e una visione sul lungo periodo (entrambe cose che cozzano enormemente con l’arieeete! che è in me) ma se l’articolo è scritto bene i risultati arrivano. Cosa intendo per bene:
- Deve piacere a Google: e per questo motivo l’articolo deve essere scritto, ma anche e soprattutto ben progettato in ottica SEO, per risultare appetibile al motore di ricerca più usato al mondo. Io uso il plugin Yoast SEO che non è certo la soluzione per arrivare in prima pagina, ma è sicuramente uno strumento utile che mi aiuta a rendere più semplice questa parte del lavoro (per una che poi non si occupa di SEO per mestiere :))
- Deve piacere al tuo cliente ideale: significa che devi usare un tono di voce in grado di raggiungere il tuo cliente ideale. Il tuo articolo sarà più o meno complesso, più o meno informale, più o meno lungo, e via discorrendo, sempre considerando come prima cosa a chi ti stai rivolgendo.
Per questo motivo scrivere una articolo bene, non è semplice, né veloce. Ma di nuovo: se fatto con costanza, pazienza e pensando al lungo periodo, paga. Non posso garantire che sia per tutti così, ma da quando ho questo sito, Google Analytics me lo ha sempre detto chiaramente, che io mi sia impegnata sui social o meno: la maggior parte dei visitatori arrivano dalla ricerca organica su Google.
Come si scriveva un tempo: se l’articolo ti è piaciuto condividilo sui tuoi social network, oppure lasciami il tuo commento qui sotto. Al prossimo post!
A Marzo del 2018 ero partita dalla tua stessa domanda. Non essendo freelance e non utilizzando il blog per lavoro, ma per davvero per puro diletto di scrittura, ne avevo tratto una riflessione del tutto differente. Ma con un unico comune denominatore: i blog non sono morti. Come tutte le cose si sono evoluti. Onestamente mi fanno sorridere le persone che ancora pensano che con i blog si guadagni e cercano nei gruppi ispirazioni di post e argomenti. Sono dell’opinione che se ad una persona una cosa piace e le riesce bene non c’è moda che tenga.
E se ti va di approfondire, questo il mio post https://www.lastanzadimarlene.com/2018/03/blog-morti-evviva-blog/
“Finché ci sarà qualcuno che non vede nella scrittura una scorciatoia ma un meraviglioso bosco in cui passeggiare e perdersi, il blog rimarrà il posto migliore dove leggere delle cose meravigliose.“
A me sarebbe piaciuto leggere questo tuo intervento anni fa: mi sarei arrovellata di meno e avrei evitato di farmi delle gran menate per niente. Ti ringrazio. :*
Pensa: se avessi scritto quelle mie riflessioni su una piattaforma social dubito sarei riuscita a trovarla così facilmente e probabilmente avrebbe avuto un tone of voice completamente differente. Forse meno “concreto”.
Hai trovato la tua spiegazione e insieme ne abbiamo creata una più completa. Nulla è inutile e tutto torna.
Hai ragione, se scritta su un social network probabilmente sarebbe andata persa con una certa rapidità.
Non posso non commentare e posso solo confermare quanto dici. A distanza di anni e con il blog fermo ricevo visite su visite. Ora sto riprendendo a scrivere e riaggiornare il blog quotidianamente proprio per dare conferma e metodo a quello che dici anche tu. Il mio target sono proprio i professionisti che cercano nuovi clienti e si lamentano dell’inefficacia dei social network. Ci vuole più tempo e impegno ma poi ripaga a vita!
Ciao Lauryn, che bello rileggerti, proprio come ai vecchi tempi! Grazie per il tuo commento, allora non sono l’unica che riceve la maggior parte delle view da Google!
Sono d’accordo su tutta la linea e tu hai spiegato bene i motivi per cui vale la pena avere un blog.
Anche il post di Marlene è interessante e scavando nei miei archivi pure io nel 2017 ne avevo parlato https://elenaaugelli.it/blog/scrivere-per-se-e-per-gli-altri/
Il mio post era più di taglio commerciale, tiravo acqua al mio mulino per scrivere i blog delle aziende, ma già si parlava di fronteggiare l’egemonia dei social di Zuck.
Aggiungo che io ho l’età per dire che preferisco il blog al resto, prediligo una velocità da crociera costante ai moti ondosi degli altri canali.
Ci sono arrivata tardi, ma mi i sono sentita subito a casa e quindi, perché dovrei traslocare?
Ho letto il tuo articolo: io non scrivo per altri, ma posso capire la tua sensazione quando scrivi che per i tuoi clienti vai sciolta mentre quando scrivi per te non sai quanto svelarti. Dovremmo fondare un club a riguardo. 😅
Scherzi a parte, tu ci sarai arrivata tardi, io ci sono arrivata ora, fai te. 🙄
Con tutto che non voglio far intendere che d’ora in poi scriverò un post a settimana (mi conosco), però sicuramente vedere intorno a me le cose cambiare mi ha destabilizzata e bloccata.
Concordo con le tue parole e faccio un mea culpa. Senza dubbio la parvenza di facilità con cui le informazioni “arrivano” agli altri sui social mi ha a volte ingannata. Due sono stati gli alleati a trarmi in inganno: la bugia del “ma a fare una story parlata ci impiego di meno” (credeghe) e quella dell’idea che si arrivi prima a un risultato.
Per avere risultati con un blog devi lavorarci ed effettivamente è un aspetto su cui è possibile lavorare, con impegno e nozioni. Sui social, invece, non si tratta solo di lavorare duramente, ma di essere premiati per la popolarità e non solo per la qualità dei contenuti.
Ciao Gioia, ma sai, considerato che sono tutti strumenti (sia blog che social), secondo me si tratta di capire quale ti fa venire voglia di comunicare. Se è Instagram, usa lui. Solo, io non mi sentirei mai di demandare completamente la mia comunicazione a una piattaforma che non so cosa farà domani con i miei contenuti. E non perché sia ansiosa di mio, ma perché di esempi di account chiusi da un giorno all’altro ne saltano fuori tutti i giorni. E tutta la gente che faticosamente ha iniziato a seguirti e a conoscerti? Puff, sparita nel nulla.
Quindi mi rendo conto dello sbattimento eh, ma o un sito o una newsletter io me li farei, tutto il resto è accessorio.